(Energia)
Il livello di benessere è direttamente proporzionale alla quantità di energia impiegata. La crescita annuale mondiale della produzione di energia è inferiore all’uno per cento. Negli ultimi anni è stata del due per mille. Tejas è un programma di sviluppo mondiale dello sfruttamento dell’energia. Il programma si propone lo l’utilizzo di tutte le fonti di energia (metano, biomasse, fiumi, cascate, deserti, foreste, maree, correnti marine, vento, sole, spazio, batteri, nucleare) e di ricercare nuove soluzioni (motori, impianti, apparati) per accelerare l’incremento delle sfruttamento delle risorse energetiche.
L’aumento della produzione di energia si ottiene mediante un maggiore sfruttamento delle risorse naturali.
Per la diffusione ottimale della produzione di energia è necessario realizzare piani regionali e locali di utilizzazione delle risorse naturali. L’unica risorsa naturale presente in ogni angolo abitato del pianeta è l’energia solare.
I sistemi di sfruttamento richiedono impianti di metanizzazione, apparati per produzione di energia dalle biomasse, dighe, centrali idroelettriche, convertitori del calore in energia elettrica, sistemi di trasformazione dell’ossido di carbonio in ossigeno, impianti di sfruttamento delle maree e delle correnti marine, centrali eoliche, pannelli solari, trasformazione dei raggi gamma in energia elettrica, centrali nucleari a fusione fredda.
Le risorse necessarie per accelerare la produzione di energia pulita si possono stimare intorno ad 85/100 miliardi di EUR/USD, pari a 3,4/4 miliardi di Dhana, meno dell’1% del totale di Dhana che si prevede di emettere (490 miliardi).
Per promuovere il progetto serve una struttura organizzativa costituita da un gruppo centrale di 81 addetti e 233 gruppi nazionali da 36 addetti, per un totale di 8.469 addetti al progetto.
Con questa struttura si può fare sperimentazione, trovare le forme applicative, promuovere la partecipazione delle imprese, degli stati e dei privati.
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(Acqua)
Negli ultimi cinquant’anni la quantità di acqua dolce disponibile per ogni abitante della Terra si è ridotta a meno della metà. Cause principali sono l’aumento della popolazione, l’inquinamento ed i cambiamenti climatici globali. La scarsità di acqua complessivamente disponibile e la sua irregolare diffusione sul pianeta rischiano di provocare conflitti e guerre in diverse regioni. L’acqua dei fiumi e dei laghi utilizzabile è solo il tre per mille dell’acqua dolce presente sul pianeta, per il settanta per cento imprigionata in ghiacciai e nevi permanenti e per il trenta per cento confinata nel sottosuolo. Il programma Udaka si propone di aumentare la quantità di acqua disponibile e di migliorare le sua distribuzione.
L’aumento della disponibilità di acqua dolce sul pianeta si ottiene mediante il disinquinamento delle risorse esistenti e la realizzazione delle strutture idonee ad evitare le perdite e gli sprechi.
Per dare acqua a chi ne è privo è necessario trasferire l’acqua dai bacini in cui si trova e trovare nuove forme per utilizzare quella presente nelle zone attualmente sprovviste.
Le risorse necessarie per realizzare questa duplice soluzione è di circa 340 miliardi di EUR/USD, pari a 13,6 miliardi di Dhana, il 2,8% del totale di Dhana che saranno emesse.
Per promuovere e realizzare il progetto serve un gruppo di coordinamento di 144 addetti e 233 gruppi nazionali di 108 addetti, per un totale di 25.308 addetti.
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(Cibo)
Il programma Asana prevede l’invio gratuito e la distribuzione di cibo a chi rischia di morire di fame. Negli ultimi dieci anni il numero di persone che soffrono la fame si è ridotto di meno del 5% e nei prossimi trent’anni è prevista un’ulteriore riduzione di poco più del 40%. Oggi 777 milioni di persone soffrono la fame. È pazzesco pensare che per risolvere questo problema basterebbe un dollaro al giorno per ogni affamato, 284 miliardi di dollari l’anno, il 6,5 per mille della ricchezza mondiale prodotta ogni anno.
Per risolvere il problema del cibo bisogna dar da mangiare per tre anni a chi soffre la fame.
In tre anni si devono creare le condizioni affinché ciascuno sia in grado di produrre abbastanza per la propria sopravvivenza ed il suo sviluppo.
Per dare cibo a circa 777 milioni di persone che soffrono la fame bisogna donare per tre anni un pasto giornaliero completo del costo di un EUR/USD ciascuno ad ogni affamato, pari a circa 285 miliardi di EUR/USD l’anno per tre anni, per un totale di 855 miliardi di EUR/USD, pari a 34,2 miliardi di Dhana, il 7% delle Dhana che saranno emesse in totale.
La struttura necessaria per realizzare il programma prevede 25.900 centri di produzione di pasti con 6 addetti (155.400), 77.700 gruppi di distribuzione da 6 persone (466.200) ed una struttura centrale di coordinamento di 288 addetti, per un totale di 621.888 addetti.
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(Salute)
La salute è una delle condizioni essenziali per vivere bene. Oltre la metà della popolazione mondiale non gode di sufficiente assistenza sanitaria. Il programma Ayus prevede interventi a livello di ricerca, terapia e prevenzione.
La salute fisica richiede ricerca, prevenzione e cura delle malattie.
Bisognerà utilizzare i moderni strumenti di diagnosi rapida ed adottare i ritrovati che la scienza ci offre.
Questo programma può essere realizzato mediante la partecipazione delle organizzazioni esistenti, alle quali assicurare le risorse per potenziare le loro strutture ed affrontare il problema nel suo complesso.
Per assicurare interventi complessivi, rapidi e programmati, sono necessari circa 450 miliardi di EUR/USD, pari a 18 miliardi di Dhana, il 3,7% del totale delle Dhana che saranno emesse.
Serve una struttura organizzativa centrale con 72 responsabili e 28 gruppi regionali con 144 addetti, per un totale di 4.104 addetti.
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(Conoscenza)
Analfabetismo ed insufficiente informazione sono fra le cause principali di povertà e malessere. Centinaia di milioni di esseri umani non sanno leggere e scrivere e miliardi di persone non sono raggiunte da adeguata informazione. Il programma Jnana si propone di aumentare l’informazione globale e di renderla accessibile per ogni essere umano.
Secondo i dati più recenti, 1,4 miliardi di persone di età superiore a sei anni sono analfabeti. Per la loro alfabetizzazione servono almeno 7,7 milioni di strutture scolastiche (30 allievi per 3 ore per 6 turni al giorno), con almeno 20 milioni di insegnanti (70 allievi per insegnante). Questa è la dimensione del problema.
Considerando un costo di 10.000 EUR/USD per struttura ed un costo di 7.500 EUR/USD per insegnante, otteniamo un costo di 77 miliardi di EUR/USD per strutture e di 150 miliardi di EUR/USD l’anno per tre anni per insegnanti, per un totale 527 miliardi di EUR/USD, pari a 21 miliardi di Dhana, il 4,25% delle Dhana emesse.
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(Centri di comunicazione sociale)
Per avere successo, servono idee, risorse, organizzazione e, soprattutto strumenti di comunicazione. L'attuale tecnologia di comunicazione di massa – giornali, radio, televisione – inducono i destinatari ad un processo di aggregazione, cioè ad una sorta di imitazione e non, invece, alla partecipazione per emulazione. La differenza tra imitazione ed emulazione è enorme. Si imita per «sentirsi» come un altro, per assumerne identici atteggiamenti, fingendo di essere come in realtà non si è. Si «emula» per comprendere come pensare e come agire per realizzare se stessi, per essere realmente come si vuole essere. L'imitatore non ha l'obiettivo di essere, non ha la volontà di essere, ma piuttosto di apparire. L'emulatore «vuole» essere e per diventare quello che vuole essere cerca di comprendere il processo logico che altri hanno adottato per essere e lo adatta alle proprie qualità, ai propri attributi. Potrà avere o non avere riconosciuto il suo essere, ma se avrà voluto essere ed emulato abbastanza per essere, sentirà di essere come realmente è.
L'essere riconosciuto è il potere di essere rispetto agli altri, l'essere non riconosciuto è l'essere senza potere rispetto agli altri, ma non è certamente non essere. Le parti prevalenti – che sono ed hanno il potere di essere – della struttura del nostro sistema esercitano il loro potere affinché noi pensiamo di potere senza essere. In tal modo, quelle parti continueranno ad essere ed avere il potere di essere e noi continueremo a pensare di potere senza essere, essendo poco e potendo quasi nulla. Per essere, quindi, bisogna volere e bisogna emulare. Per potere bisogna essere e bisogna farsi emulare, attraverso un processo dialettico, del tipo socratico, mediante il quale si confrontano le esigenze e le idee per soddisfarle, si ricevono, si producono e si esternano informazioni su come sia meglio – o meno peggio – fare. Per realizzare questo processo dialettico servono spazi nei quali più persone possano liberamente incontrarsi e confrontarsi. Questi sono gli scopi di una rete di centri di comunicazione in collegamento costante tra di essi.
Il programma Vadana-Karna prevede ritrovi interattivi su tutto il pianeta, istituiti in base a parametri demografici equivalenti sul territorio. Ogni ritrovo potrà ospitare circa 250 persone che potranno comunicare e confrontarsi con gli ospiti di tutti gli altri ritrovi.Una tale struttura può essere autogestita dagli stessi partecipanti, mediante il modesto apporto di circa 500 euro all'anno, sufficienti ad ospitare anche quelle persone – circa un terzo – che non possono sostenere alcun costo ma che sono disponibili ed interessate a partecipare, eventualmente prestando il loro lavoro al posto del contributo.
I centri di comunicazione sociale sono strumenti dialettici interattivi che consentono a gruppi di persone in ogni parte del mondo di entrare in contatto, parlare e discutere fra di loro.
Sono previsti 252.000 centri, con un investimento di circa 50.000 EUR/USD ciascuno, per un totale di circa 12,6 miliardi di EUR/USD, pari a 504 milioni di Dhana, l’uno per mille del totale delle Dhana che saranno emesse.
Ogni centro avrà un responsabile, per un costo di 15.000 EUR/USD all’anno, per un totale di 3,8 miliardi di EUR/USD, 152 milioni di Dhana all’anno.
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(Piani di produzione)
Da circa diecimila anni l’essere umano produce per vivere. Prima cibo, poi mezzi di produzione, quindi prodotti finiti. La produzione è il mezzo per soddisfare bisogni e desideri materiali, spesso vitali. Il programma Karoti prevede una mappatura delle esigenze e possibilità produttive delle diverse regioni del pianeta ed un piano globale di investimenti per adeguare la loro capacità produttiva, tenendo conto delle caratteristiche storiche e sociali delle popolazioni.
I piani di produzione regionali e settoriali servono ad individuare i progetti di sviluppo che si devono realizzare per gruppi di paesi ed in quali settori.
Le regioni sono: 1) America Nord, 2) America Centro Nord, 3) America Centrale, 4) America Centro Sud, 5) America Sud, 6) Europa Nord, 7) Europa Centro, 8) Europa Sud, 9) Medio Oriente 10) Asia Nord Occidentale, 11) Asia Nord Orientale, 12) Asia Centrale, 13) Asia Sud Occidentale, 14) Asia Sud Orientale, 15) Asia Sud, 16) Australia, 17) Africa Nord Occidentale, 18) Africa Nord Orientale, 19) Africa Centrale, 20) Africa Sud Occidentale, 21) Africa Sud Orientale, 22) Africa Sud.
Per ogni regione serve un gruppo di 36 addetti, coordinati da un centro con 144 addetti, per un totale di 936 persone.
Il costo medio per ogni piano regionale potrà essere di circa 25 milioni di EUR/USD, cui si aggiunge il costo del centro di coordinamento di circa 200 milioni di EUR/USD, per un totale di 750 milioni di EUR/USD, 30 milioni di Dhana.
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(Progetti economici nazionali)
Ogni paese ha le sue peculiarità ed ogni popolo ha le sue esigenze. Il programma Tetrakos si propone di promuovere progetti economici nazionali in ogni paese. I progetti economici nazionali sono piani di sviluppo della produzione e dei servizi. Essi prevedono l’istituzione di nuove imprese per aumentare la produzione e creare lavoro.
I progetti economici nazionali servono a realizzare progetti di sviluppo tenendo conto della regione in cui si trova ogni paese e dei programmi già impostati dalle sue istituzioni nazionali.
Serve una struttura costituita da 48 addetti per ciascuno dei 233 paesi, coordinati da un gruppo centrale di 700 addetti, per un totale di 11.884 addetti.
Si può prevedere un costo di circa 2,5 milioni di EUR/USD per paese e circa 35 milioni di EUR/USD per il centro di coordinamento, per un totale di 617,5 milioni di EUR/USD, 24,7 milioni di Dhana.
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(Impresa universale)
Sviluppo, recessione e ripresa sono i cicli economici fondamentali dell’economia. I cicli sono dovuti a molteplici fattori, fra i quali il rapporto fra offerta di beni e domanda solvibile di mercato. Il programma Varga prevede per ogni paese un gruppo di imprese operanti in diversi settori coordinate da un solo centro.
Il progetto dell’impresa universale è una soluzione per evitare ed eventualmente superare le crisi cicliche dei sistemi economici.
È prevista la costituzione di un milione di nuove imprese su tutto il pianeta, con un costo complessivo di circa 5.000 miliardi d'euro, 200 miliardi di Dhana, il 40,8% dell’intera emissione.
Nell'impresa universale sono inizialmente occupati complessivamente circa 50 milioni di lavoratori, con un indotto di almeno 100 milioni di addetti nelle imprese rapportate. Nei successivi tre anni dall'inizio delle attività, dopo il consolidamento dell'iniziativa, si prevede il raddoppio del numero d'occupati e del valore della produzione.
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Repubblica della Terra
(Governo democratico mondiale)
La Repubblica della Terra è un sistema di governo democratico al quale possono partecipare tutti gli abitanti del pianeta.
È stata fondata il primo gennaio 2001. La Costituzione della Repubblica della Terra enuncia i principi di un sistema di rapporti umani fondato sulla pace, sul benessere, sulla libertà, sulla democrazia e sulla solidarietà. Le Disposizioni di attuazione della Costituzione prevedono le regole da applicare fino a quando non sarà eletta l’Assemblea Internazionale ed il Governo Mondiale.
L'istituzione della Repubblica della Terra, come governo planetario, con il compito di unificare i processi di sviluppo, non deve essere confusa con una sorta di nuovo impero, ma come forma alternativa rispetto a tale prospettiva.
La Repubblica della Terra non riafferma il primato di un nuovo stato ma conferma e soprattutto realizza la sovranità dei popoli su tutti gli stati. L'idea che gli esseri umani possano raggiungere ad un certo momento un sufficiente autocontrollo senza bisogno di interventi da parte di una autorità risale al tempo dell'origine dello stato, considerato come mezzo per promuovere lo sviluppo della massima responsabilità individuale. Ma, come di consueto, quando lo strumento – lo stato – si è affermato, è esso stesso diventato fine, per il solito discorso che ogni parte del sistema tende al proprio massimo potenziamento finché non lo ha raggiunto.
Concettualmente e storicamente, questa strategia non consente di superare lo stato, proprio perché la sostituzione di una classe dominante con un'altra non può realizzare il suo massimo potenziamento e, quindi, non riesce a modificare la visione di stato come fine.
Solo con il suo massimo potenziamento, lo stato può essere riportato alla sua funzione originaria di promotore della massima responsabilità di ciascun individuo, perché solo al massimo potenziamento dello stato – inteso come stato democratico – può coincidere la massima responsabilità di ciascun individuo, rendendo così inutile l'esistenza stessa dello stato.
L'idea della Repubblica della Terra considera perciò che l'esaurimento dello stato possa essere ottenuto attraverso la massima espressione di uno stato democratico, con il compito di intervenire laddove gli stati non hanno mai potuto, per superare quindi i loro limiti nell'esercizio della funzione di contribuire allo sviluppo della massima responsabilità degli abitanti del pianeta, per realizzare una situazione in cui la convivenza sia fondata solo sulle regole spontaneamente accettate ed adottate, senza più bisogno di interventi da parte di una qualsivoglia autorità precostituita come sono, appunto, gli stati.
La Repubblica della Terra deve essere intesa, dunque, come una nuova istituzione e non come una sovrapposizione rispetto agli stati. E deve partire dalla base, dagli abitanti della Terra, non certamente dagli stati esistenti, altrimenti si tratterebbe di un'organizzazione di stati e non di un'organizzazione di cittadini.
In questa visione, la Repubblica della Terra è espressione dei popoli della Terra, anzi «del popolo della Terra», il quale, riconoscendosi in un insieme di valori di riferimento, intende trasformare questi valori in caratteri pragmatici: prima indotti, attraverso il processo di emulazione, dall'azione della nuova istituzione; poi, spontaneamente adottati da ogni parte (da ogni individuo), nel momento stesso in cui ogni parte realizza il proprio massimo potenziamento individuale.
Come ogni realtà ha un inizio ed una fine, così lo stato, che ha avuto inizio per necessità, troverà la sua fine solo quando non esisterà più la necessità.
Per affermare una tale istituzione bisogna dimostrare i vantaggi che derivano dalla sua fondazione ed impiegare una forza adeguata per farla partire dal basso e per divulgarne la forma e lo scopo.
Non sarà possibile che anche la Repubblica della Terra si trasformi essa stessa in fine, proprio perché è nel suo carattere la tendenza al massimo potenziamento e, di conseguenza, la propria dissoluzione finale. Ed è proprio questo fine–obiettivo di autodissoluzione finale che impedisce la trasformazione della sua natura di mezzo in fine.
L'obiettivo della dissoluzione finale attraverso il massimo potenziamento costituisce in sé la garanzia che la Repubblica della Terra non potrà agire per consolidare il suo potenziamento, ma solo come mezzo per potenziare i partecipanti allo scopo, appunto, di poter realizzare la propria dissoluzione.
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Dhana
(Moneta mondiale)
Il valore è la capacità delle cose di soddisfare necessità. La misura del valore è il rapporto fra cose e necessità. L’unità di misura del valore è la grandezza sulla base della quale si calcola il rapporto fra una cosa e la necessità che soddisfa.
La moneta è unità di misura del valore. Dhana è l’unità monetaria di misura del valore reale dei beni materiali ed immateriali. La sua base economica è costituita da capitali di imprese, cioè da mezzi di produzione.
Ogni risorsa ha un valore perché serve a soddisfare necessità. Mentre alcune risorse naturali hanno una capacità sufficiente a soddisfare necessità senza alcuna attività umana, altre hanno invece bisogno di essere trasformate per assumere la capacità di soddisfare bisogni, desideri ed emulazioni.
L’istinto, la memoria e la forza fisica sono risorse umane capaci di soddisfare le necessità di preservare, di ricordare e di muoversi. L’aria e l’acqua, se sono pure, diversi frutti della natura e le caverne sono risorse ambientali capaci di soddisfare le necessità di respirare, dissetarsi, nutrirsi e ripararsi.
Diverse facoltà mentali devono essere sviluppate affinché assumano la capacità di intendere, pensare, giudicare e dedurre. Molti frutti non sono utilizzabili allo stato naturale se non vengono coltivati o trasformati. L’erba verde non è commestibile se non viene trasformata. La calce non può servire da riparo se non viene trasformata in case.
E così tante altre risorse naturali non hanno di per sé la capacità di soddisfare necessità se non vengono trasformati in prodotti. Per farlo, serve attività umana, serve lavoro. Il lavoro umano è il mezzo con cui si impiegano energia fisica ed intellettuale umana.
Quasi tutte le risorse naturali non avrebbero valore e non potrebbero soddisfare necessità se non venissero trasformate in prodotti mediante il lavoro. Perciò il lavoro è ciò che produce valore perché è il lavoro che rende le cose capaci di soddisfare necessità.
Nel definire una unità di misura del valore non solo non si può prescindere dal lavoro che è intrinseco alle cose (prodotti) ma il lavoro assume nella quasi totalità delle cose il carattere di essenzialità perché le stesse abbiano valore.
Il valore non è un dunque un rapporto fra due o più cose ma fra cose e necessità. La misura del valore di una cosa dipende dalla quantità di lavoro di una certa qualità impiegata nell’unità di tempo per il tempo impiegato per trasformarla nello stato in cui può soddisfare una necessità.
La moneta è unità di misura del valore. Da che cosa può essere rappresentata questa unità di misura se non da unità di lavoro? Possiamo allora definire la moneta, in quanto unità di misura di valore, come unità di misura di lavoro. Per una moneta che abbia come base monetaria il lavoro, l’unità di misura monetaria sarebbe una quantità di lavoro di una certa qualità.
Mentre è possibile stabilire esattamente il tempo impiegato nel lavoro, non è possibile definire parametri precisi per la quantità e la qualità di lavoro nell’unità di tempo. Perciò si dovranno usare i termini quantità normale di lavoro e qualità media del lavoro. Definiamo allora l’unità monetaria che misura il valore come una quantità normale di lavoro di qualità media per un certo tempo. La grandezza di tale unità monetaria è direttamente proporzionale al risultato che si ottiene. Maggiore sarà la produttività, maggiore sarà il valore del lavoro, maggiore sarà la grandezza dell’unità monetaria.
Dhana è l’unità monetaria che misura l’unità di lavoro, intesa come quantità normale di lavoro di qualità media per un certo tempo.
Aumentando la produttività aumenterà il valore di Dhana.
Dhana è stata introdotta il 14 giugno 2001, con la emissione dei primi 6 miliardi di Dhana, garantiti da un capitale di 150 miliardi di Euro. Successivamente sono stati emessi altri 34 miliardi di Dhana, garantiti da un capitale di 850 miliardi di Euro.
È prevista la emissione di quasi 500 miliardi di Dhana, pari ad un valore di emissione di 12.500 miliardi di EUR/USD.
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(Immortalità)
Si muore di fame, di sete, di stenti, di malattia, di invecchiamento. Si muore per incidenti, per atti di violenza e di guerra. Si muore. Qualunque sia la causa, si muore. L’uomo e la donna, il giovane e l’anziano, il povero ed il ricco, il colto e l’ignorante, il bello ed il brutto, il buono ed il cattivo, il pacifico ed il violento, il furbo e lo stupido. Tutti gli esseri umani muoiono. Per sempre. Si può vivere da un solo secondo ad oltre cent’anni ma poi si muore. Siamo abituati alla morte. La consideriamo ineluttabile. Pensiamo sia impossibile non morire. Anche per questo moriamo.
Invece di ribellarci a questa sconfitta della vita, noi immaginiamo una vita dopo la morte. È una visione mistica. È la negazione della ragione. Il programma Kayamara si propone di sconfiggere la morte fisica. È una pazzia? È più matto chi si ribella alla morte e si impegna per sconfiggerla o chi l’accetta supinamente e si arrende ad essa? Vincere la morte è impossibile? Dobbiamo vivere per morire?
No, noi possiamo vivere per non morire. Per vincere la morte dobbiamo innanzitutto credere che sia possibile, poi dobbiamo impegnarci per farlo diventare probabile. Ogni essere umano può partecipare a questo programma. Per amore verso se stesso e verso le persone che ama. Lasciar morire se stessi e chi si ama è una pazzia, è una responsabilità che nessuno di noi dovrebbe assumersi. Per sconfiggere la morte bisogna che non sia più necessario morire.
Per questo progetto è previsto un costo di 1,2 miliardi di EUR/USD, pari a 48 milioni di Dhana.
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