Chi non fa quello che è possibile, giusto ed utile è solo perché non ha ancora capito abbastanza.

Vince chi resiste e continua
quando gli altri si fermano.

«Cambiamento» è la prima iniziativa italiana per far scegliere i candidati direttamente dagli elettori,
finanziare correttamente la politica e compiere le scelte fondamentali di cui gli italiani hanno bisogno.

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Cambiamento

Da anni si parla della necessità di « rinnovamento» del sistema politico italiano. Con questa parola, s’intende la sostituzione del vecchio con il nuovo.

Ma non è stato ancora possibile. Oltre ventiquattro secoli fa, Socrate aveva indicato un metodo per la democrazia: «Sorge dunque, io penso, la democrazia, quando i poveri, vittoriosi, alcuni di quegli altri uccidono, altri cacciano via, e i rimanenti ammettono alla pari nel governo e nelle cariche, le quali hanno luogo per lo più per sorteggio.» (La Repubblica, Platone, Libro VIII, 670).

La storia insegna che questo metodo va escluso. Prima di tutto perché è violento e non c’è vera pace con la violenza. Poi perché ha già provocato democrazie apparenti, formali e non reali ed effettive. Infine perché «i rimanenti» che fossero ammessi in un governo democratico devono essere eletti e non sorteggiati.

Del resto, il «rinnovamento» della struttura di un sistema è utile quando la struttura nel suo insieme è ancora in grado di modificare i risultati del sistema. È invece privo di senso quando le scelte del sistema politico non dipendono più dalla sua struttura ma da un altro sistema, quello economico.

Per fare un esempio, all’inizio degli anni novanta, dopo la caduta del muro di Berlino, avrebbe avuto senso il «rinnovamento» della politica per determinare, fra l’altro, la riconversione dell’industria bellica. Ora, con l’egemonia della finanza sulla politica e sull’economia e dell’industria delle armi sull’economia e sulla finanza, quel «rinnovamento» non è più possibile, sia perché il «rinnovamento» della struttura del sistema politico non potrebbe determinare alcuna riconversione dell’industria bellica, sia perché non c’è bisogno di cambiare macchinari per produrre altre armi ma di riconvertire la produzione di armi con quella di altri beni.

Allora, se non si riesce più a rinnovare la struttura del sistema, che fare? L’unica soluzione è cambiare il sistema. Non si tratta solo di sostituire persone o di migliorare rapporti e comportamenti ma di cambiare gli obiettivi, i mezzi, il carattere e la natura stessa del sistema politico, per dargli la forza di cambiare il sistema socio-economico, liberandolo da ogni egemonia.

L’iniziativa che si propone questo obiettivo si dovrebbe chiamare «riconversione», dall’inglese «reconversion» ma in italiano è più efficace la parola «cambiamento».

Così nasce CAMBIAMENTO. Dalla necessità storica di compiere una trasformazione all’interno del mondo occidentale, in particolare in Europa, invece di esportare i nostri valori nelle aree del pianeta dalle quali abbiamo tratto le risorse a basso costo per il nostro benessere.

CAMBIAMENTO nasce dalla necessità di comprendere che la pace non può più essere considerata il risultato ma il presupposto di un processo di libertà, giustizia, democrazia, sviluppo e solidarietà, nella convinzione che non sarà più possibile garantire il benessere di alcuni di noi se tutti gli altri stanno male.

CAMBIAMENTO, quindi, come «riconversione», come pacifica rivoluzione degli obiettivi, prima ancora che come rinnovamento dei metodi.

CAMBIAMENTO come mutamento di indirizzo politico, come modifica della struttura della società, come riorganizzazione e radicale trasformazione di orientamenti, apparati e processi produttivi.

CAMBIAMENTO per avere un mondo più vero, più giusto e più bello.

CAMBIAMENTO per chi si rende conto che è davvero necessario cambiare. Per tutti.

CAMBIAMENTO per chi non ha mai votato per cambiare.

CAMBIAMENTO per chi ha già lottato e votato per rinnovare ma non ha visto alcun rinnovamento.

CAMBIAMENTO per … cambiare rapidamente e costruire un futuro diverso da quello che è fin troppo facile prevedere se le cose non cambieranno.