PENTAKOS
1990
Rodolfo Marusi Guareschi

Autobiografia

Prefazione

Premessa

Introduzione

Lettura
Parte I
Leggi universali
Origine
Causa
Effetto
Essere umano
Parte II
Proposta filosofica
Parte III
Caratteri delle proposta
Parte IV
Concetti esistenziali
Parte V
Risultati ottenibili
Parte VI
Fattori esistenziali
Parte VII
Rapporti sociali
Parte VIII
Rapporti civili
Parte IX
Sistema politico
Parte X
Rapporti economici
Parte XI
Rapporti morali
Parte XII
Stato del mondo
Parte XIII
Progetto
Parte XIV
Cambiamento
Parte XV
Impero del bene
Epilogo
Glossario
Schema

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Parte I
Leggi universali
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Effetto
Essere umano

I PARTE
LEGGI UNIVERSALI

Tutte le forme di energia sono costituite da tre elementi: uno positivo, uno negativo ed uno neutro.

In tutte le unità di energia naturale, due di questi elementi, quello positivo e quello neutro, sono al centro di uno spazio, sono il nucleo dello spazio, mentre il terzo elemento, quello negativo, gravita intorno ai primi due, compiendo orbite ellittiche in un certo spazio e per un certo tempo.

L'energia che conosciamo è, quindi, costituita da due forze opposte in equilibrio, che esistono in un certo spazio e che si muovono in un certo tempo.

L'elemento neutro è di per sé in equilibrio, un equilibrio instabile. Lo spazio è determinato dalla distanza che esiste tra il nucleo e l'elemento negativo gravitante.

Fermando il tempo, si annullerebbe la forza centrifuga del-l'elemento negativo che precipiterebbe verso il nucleo, unendosi all'elemento positivo e, con questo, diventerebbe tutt'uno con l'elemento neutro.

Non esisterebbe più lo spazio.

L'unità di energia sarebbe costituita da due elementi in uno, in equilibrio.

Sarebbe il tutto costituito da due forze indipendenti in equilibrio. Dunque, è lo spazio che provoca l'interdipendenza di elementi di forza opposta per un certo tempo.

In assenza di spazio, elementi di forza opposta sono indipendenti ed in equilibrio, seppure instabile perché altrimenti non sarebbero mai state in disequilibrio.

Supponiamo ora di poter miscelare un grande numero di unità di energia, quindi di fermare il tempo e, perciò, di annullare lo spazio, facendo ricadere tutti gli elementi di forza negativa verso il centro, verso gli elementi di forza positiva.

Si otterrebbe un'energia più complessa, dotata di un equilibrio meno instabile.

In ambedue i casi, comunque, riusciamo ad immaginare un'unità costituita da tre forze indipendenti, due delle quali, in presenza dello spazio e del tempo, diventerebbero interdipendenti. Partendo dall'energia più semplice e volendo ottenere energia più complessa, sono necessari lo spazio, nel quale avvengono le trasformazioni (evoluzioni) ed il tempo, che misura le fasi delle trasformazioni stesse.


Parte I
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Essere umano

ORIGINE

All'inizio c'era energia pura, costituita da particelle elementari in equilibrio, dotate di intelligenza primordiale.

L'equilibrio era fondato su forze indipendenti e l'energia era neutra.

Non esistevano lo spazio ed il tempo.

L'assoluta indipendenza delle forze costituiva il nulla.

Ma l'equilibrio, fondato su forze assolutamente indipendenti, era costituito da particelle di energia allo stato più semplice e con intelligenza minima.


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CAUSA

La causa originale dell'evoluzione è l'esigenza percepita dall'intelli-genza primordiale, espressa dall'energia allo stato più semplice, di passare da un quoziente minimo ad un quoziente massimo.

Essendo le forze indipendenti, l'equilibrio primordiale era instabile.

La necessità di evolversi, quindi, causò il disequilibrio e l'energia incominciò a muoversi originando così, come primo effetto, il tempo e, come secondo effetto, lo spazio.

L'energia primordiale, per mezzo dello spazio e nel corso del tempo, si trasformò in materia che produsse energia sempre più complessa, tendente al riequilibrio stabile.

L'energia primitiva, per evolversi, aveva bisogno di aggregarsi.

Quindi si trasformò in massa, senza la quale, non esistendo gravità, non può esserci aggregazione.

La trasformazione richiede necessariamente il disequilibrio.

Il passaggio evolutivo che, mediante la trasformazione dell'energia nello spazio e nel tempo, conduce ad un equilibrio più complesso, è il disequilibrio.

Lo spazio ed il tempo sono rispettivamente il mezzo e la misura dell'evoluzione, finché non verrà raggiunto lo stato di energia più complessa, che riacquisterà l'equilibrio finalmente stabile.


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EFFETTO

L'effetto del riequilibrio sarà la scomparsa dello spazio e del tempo.

L'origine ed il fine sono due stati di equilibrio ad un diverso livello: dal più semplice al più complesso.

La causa originaria è stata l'imperfezione, altrimenti non sarebbe esistito il disequilibrio; l'effetto finale sarà la perfezione, l'equilibrio stabile.

In rapporto allo stato di tale evoluzione, esistono due forze fonda-mentali: l'esistenza del disequilibrio e la tendenza al riequilibrio più complesso.

Il male ed il bene possono essere rappresentati da queste due forze: lo stato di disequilibrio e la progressiva evoluzione dell'energia verso uno stato di riequilibrio più complesso.

Il male, o disequilibrio, è l'azione che modifica lo stato esistente dell'energia; il bene è la forza che reagisce al disequilibrio instabile e tende al riequilibrio più complesso.

Essendo l'origine ed il fine due stati di equilibrio ed essendo in effetti avvenute nel tempo e nello spazio importanti trasformazio-ni rispetto all'origine ed in direzione del fine, ne consegue che la tendenza al riequilibrio è stata più forte della tendenza al disequilibrio, cioè il bene è stato più forte del male.

Del resto, è logico che la forza di reazione sia superiore a quella di una determinata azione, perché la reazione conosce già l'azione quando interviene, e non può essere il contrario.

La reazione, infatti, ha maggiore conoscenza rispetto all'azione, perché quando si esprime può farlo conoscendo tutte le azioni e le reazioni accadute.

L'azione ha minore conoscenza della reazione perché quando si esprime non conosce ancora perfettamente quale tipo di reazione potrà provocare.

L'azione è forma di energia più semplice della reazione che è, quindi, forma di energia più complessa.

In effetti, il male è forma di espressione più semplice del bene.

Il bene è soluzione al male, il prenderne coscienza per eliminarlo.

Il male, in quanto azione, non può avere l'intera percezione della forza del bene.

Quindi il bene, in quanto reazione al male, è più forte del male, perché è costretto, in quanto reazione al male stesso, a riconoscerlo.

Gli elementi comuni al bene ed al male sono: la quantità, la qualità, gli effetti.

La prima legge universale è questa: a parità di qualità, il male produce una quantità di effetti superiore al bene.

Quindi, per vincere il male, le forze del bene (del riequilibrio) debbono esprimere una qualità superiore.

Ed in realtà questa vittoria del bene sul male è avvenuta, altrimenti non ci sarebbe stata alcuna evoluzione rispetto all'origine.

La seconda legge universale è: per sconfiggere il male (il disequilibrio esistente) bisogna conoscerlo.

Non è possibile sconfiggere un male inesistente o sconosciuto, è forse solo possibile prevederlo.

La terza legge universale è: per realizzare il bene bisogna sconfiggere il male, bisogna combatterlo, cioè reagire, per tendere al riequili-brio.

Senza esprimere reazioni, il male non si sconfigge (non si sconfigge da solo) perché il male è disequilibrio che di per sé non tende al riequilibrio.


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Essere umano

ESSERE UMANO

Per quanto percepiamo l'essere umano è il fine che, dallo stato di equilibrio instabile dell'energia elementare, tende al riequilibrio stabile nella forma di energia più complessa.

Dell'essere umano possiamo così identificare l'origine, la causa, lo scopo.

L'origine è il disequilibrio subito dall'energia primordiale elementare (particelle subatomiche) in equilibrio instabile.

La causa è lo stato precedente, che si evolve continuamente, cioè l'insieme delle situazioni (eventi) precedenti, che determinano il fatto di essere stato, di essere e di poter essere in un certo modo.

Lo scopo è lo stato finale di riequilibrio, da raggiungere nella forma di energia più complessa: la ragione.

Quindi, lo scopo è la perfezione, perché l'essere umano (la ragione umana) appare come il potenziale livello finale del processo dell'evoluzione che riconquista lo stato di equilibrio.

Dalle particelle subatomiche al gas, dal gas alla materia, dalla materia alla vita, dalla vita all'essere umano, dall'essere umano alla ragione.

Ecco l'evoluzione: dall'energia più semplice (in equilibrio instabile) a quella più complessa (in equilibrio stabile).

Ed al termine dell'evoluzione potrà esserci la perfetta ragione, della quale l'essere umano è dotato e che utilizza in modo parziale ed imperfetto.

Infatti, per quanto ne sappiamo, la ragione dell'essere umano appare come il livello finale del processo dell'evoluzione, che riconquista lo stato di equilibrio.

Se l'evoluzione di tutte le forme di vita porta all'uomo, tutto quello che accade è strumentale a questo scopo, anche quello che noi (la ragione umana) giudichiamo come male.

Il male, quindi, è un fatto (azione o pensiero) insito nel processo di evoluzione, che diventa contrario all'evoluzione (male consapevole) allorché non si rende necessario od utile all'evoluzione stessa.

Anzi, il male che fa l'uomo cosciente, sapendo di farlo, provoca come effetto una involuzione, e tutto quello che ne deriva non può essere nient'altro che male, per chi lo fa e per chi lo riceve.

Si può dire che il bene ed il male sono fatti relativi all'ente che sa giudicarli.

Il male è strettamente rapportato alla ragione, cioè alla possibilità di riconoscerlo.

Il bene è evoluzione, come reazione al disequilibrio evolutivo.


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