XII PARTE
STATO DEL MONDO
Nel mondo di oggi convivono diversi sistemi sociali, civili,
politici, economici e morali.
Alcuni di essi raggruppano pochissimi, altri molti esseri umani.
Tutti questi sistemi, dal più piccolo al più grande, sono in
conflitto, e lo sono da sempre.
I conflitti riguardano talvolta sistemi di dimensione omogenea,
altre volte di dimensione diversa, tra piccolo e grande sistema.
Stati sociali
Nessuno stato sociale, a quanto risulta, è condiviso dalla maggioranza
delle popolazioni che lo vivono e che, pure, quasi sempre lo
accettano.
La gente è ancora mossa dall'istinto tribale di avere.
Non riesce a farsi una ragione del fatto che, passando l'evoluzione
di ogni essere umano attraverso le fasi dell'avere e del potere per
giungere all'essere, tutti insieme, uniti, la più grande forza mai
esistita, nel momento in cui ci astraiamo dagli altri,
rappresentiamo il più grande male mai esistito, perché
moltiplichiamo gli istinti comuni ad ogni altra specie animale con
la ragione.
Stati civili
Le regole degli stati civili sono strumentali al potere di chi le ha
proposte, più di chi le ha approvate.
Stati politici
Per quanto riguarda gli stati politici, l'esercizio del potere è
considerato, secondo un principio di machiavellica memoria, come
strumento di preminenza sui popoli.
La stessa idea di un nuovo ordine mondiale risente di questa
concezione, per cui la serenità dello Stato e dei popoli più potenti
dovrebbero essere realizzati attraverso l'accettazione di un potere
di preminenza di questi rispetto a tutti gli altri.
Eppure, quattro miliardi di esseri umani sono governati da
repubbliche democratiche o da monarchie costituzionali.
Questo significa che la stragrande maggioranza dell'umanità ha
prestato il proprio consenso all'attuale modo di governare.
Consenso o sfiducia nel miglioramento?
Stati economici
Lo stato economico è negativo, come negative appaiono le
prospettive.
Un terzo dell'umanità utilizza i tre quarti delle risorse impiegate
ed impedisce agli altri due terzi di organizzare lo sfruttamento di
risorse attualmente inutilizzate, concependo così una sorta di
riserva a favore di quel terzo dell'umanità che produce ricchezza.
La ricchezza prodotta viene ripartita in proporzione alla cultura
ed alla capacità di trattenerla, non certamente in proporzione alle
reali esigenze ed al potenziale produttivo della gente.
Si sta facendo di tutto per selezionare ed unire i paesi più ricchi in
sovrastrutture, senza una strategia orientata al benessere generale
di tutta l'umanità.
Prendiamo il problema della fame nel mondo.
Quando siamo indotti ad affrontarla? Quando vi sono ragioni
politiche per farlo!
Noi siamo capaci di accettare che tanti esseri umani muoiano di
fame, e magari abbiamo magazzini strapieni, finché non ci
vediamo costretti ad inviare aiuti per ragioni politiche.
Ma intanto, tutti quelli che sono morti di fame, era giusto che
morissero? Oppure diciamo che non si poteva evitare?
Stati morali
Infine, lo stato morale è ancora quello di migliaia di anni fa. Il
nostro benessere individuale risente della pessimistica
constatazione che gli altri sono inaffidabili, desiderano il nostro
male, portandoci a reagire nello stesso modo, anzi, possibilmente
provocando un male superiore a quello che pensiamo di poter
ricevere.
Prosegui
Ritorna
|