EPILOGO
Sono nato tra le nebbie di una pianura nella quale scorre un
grande fiume che mi rubò il padre in quell'ultimo giorno di luglio,
prima che io nascessi.
I miei primi ricordi sono un cimitero, una lapide di marmo, una
fotografia e la gente che piangeva.
Da piccolo, accoccolato sotto il tavolo di una cucina contadina,
ascoltavo i grandi che si raccontavano una storia recente fatta di
male, di orrori, che si auguravano passati per sempre.
A cinque anni, mi sono aggrappato ai piedi di quell'uomo appeso
ad una trave, dopo che mi aveva spiegato la pazzia che si sente
dentro quando si è stati ad Auswitz, mentre si voleva restare a
casa a falciare l'erba.
A dieci anni, credevo che la gente volesse cambiare il mondo.
A vent'anni, ho incominciato a chiedermi come si potesse fare.
Ho rinunciato ad essere l'uomo di altri uomini, quando ho capito
che sarei diventato come loro ed allora sono fuggito.
Ho studiato, ho pensato, ho parlato, ho lavorato ed infine ho
creduto di aver vinto.
Ma ho percepito ancora il male, non era scomparso per sempre!
Mi sono imposto la verità ed ho visto quanto faccia paura.
Così, ho visto le mie reazioni e quelle della gente verso la paura.
Ed intanto, i figli sono cresciuti, sono stato felice.
Mia madre no! Lei aveva perso tutto quel giorno di luglio in cui
era morta dentro.
Ero io l'unico suo motivo per continuare a vivere.
Ed allora, ho voluto avere la forza.
Mi sono gettato supino sull'erba delle carraie di una volta ed ho
pensato.
Ho guardato al di là delle stelle, con la fantasia di un bambino.
Ho percepito il desiderio di cambiare e mi sono posto l'obiettivo
di cambiare.
Ma cambiare da solo significava essere per me stesso.
Allora, ho chiesto a chi mi amava di aiutarmi e lo ha fatto.
Ho chiesto a mio padre di aiutarmi ed ho scoperto la forza dentro
di me.
La forza di vivere perché le cose vadano meglio di prima.
Credo nella verità, credo nella bellezza, credo nella giustizia.
Il silenzio mi porta ancora, talvolta, qualche ramo più fresco
perché io lo possa tagliare per farlo germogliare.
Spero di poter essere lucido, nell'ultimo attimo, per poter dire a
me stesso: "hai fatto bene!"
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