IX PARTE
SISTEMA POLITICO
Il sistema politico riguarda il governo dei rapporti civili approvati
e condivisi dalla gente.
Riguarda il modo di attribuire il potere di governare e quello di
verificarne gli effetti sui governati.
Il sistema politico ha come causa la necessità di organizzare le
scelte dei popoli, come strumento l'esercizio del potere di
governare, come obiettivo il benessere dei popoli.
È un problema, e come tale non può che essere percepito, riconosciuto,
risolto, verificato.
Nell'affrontare il problema del sistema politico, bisogna tener
conto delle priorità, degli obiettivi, degli effetti e degli ostacoli,
bisogna produrre gli strumenti, impostare una strategia, adottare
una prassi ed ottenere dei risultati concreti.
La percezione della necessità di un sistema politico deve
riguardare tutti coloro che ne fanno parte e, più in generale,
immaginando un sistema universale di riferimento, tutti i popoli
di tutti i sistemi politici.
Tutti noi, quindi, più deboli o più forti, poveri o ricchi, dobbiamo
percepire l'opportunità di avere un sistema politico al quale poter
fare affidamento.
E si tratta di un problema il cui riconoscimento è prioritario
rispetto al sistema economico ed anche rispetto a quello morale del
quale, peraltro, il sistema politico diventa strumento.
L'obiettivo di un sistema politico non può che essere la
realizzazione di stati sociali e civili idonei a produrre il massimo
benessere possibile per ogni essere umano.
Gli effetti del sistema politico debbono essere quelli di promuovere,
far crescere e consolidare le risorse, di governare
l'organizzazione delle stesse e di stabilire i parametri di destinazione
della ricchezza prodotta, in modo equo in relazione al
rapporto tra lavoro, risorse impiegate, risultati individuali
ottenibili.
Un sistema politico valido deve saper prevedere gli ostacoli che si
frappongono oggettivamente tra la percezione dei problemi da
risolvere e la realizzazione delle migliori soluzioni possibili,
sempre considerando gli ostacoli non come effetto dell'esercizio
del potere, bensì come situazione di disequilibrio (errori) da
rimediare.
Quanto alla ricerca e produzione degli strumenti, è necessario
avviare un trasferimento delle risorse, di tutte le risorse disponibili
sulla Terra, in modo da assicurare ad ogni cittadino del
mondo di poter essere libero di produrre ricchezza, nell'interesse
proprio e nell'interesse comune.
Se da una parte parliamo di trasferimento globale delle risorse,
dall'altra parte dobbiamo necessariamente parlare di strategia
universale di impiego delle risorse, come sistema organizzato per
la trasformazione di tutte le energie esistenti in effetti evolutivi.
La prassi di un tale sistema politico deve esprimere le azioni e le
contro-reazioni tese a ricondurre le soluzioni adottate nell'ambito
della strategia generale, anche e soprattutto quando le reazioni di
alcuni derogano dai principi prescelti, con l'autorità che deriva ad
un tale sistema dall'interesse di tutti, compresi coloro che tendono
alla deroga.
Infine, ci devono essere dei risultati concreti, altrimenti significa
che qualcosa, nel piano o nella strategia, si è sbagliato.
Se si è sbagliato il programma, bisogna correggerlo; se si è
sbagliata la prassi, bisogna sostituire chi l'ha rappresentata.
POTERE
Il potere è espressione di due componenti fondamentali: la prima è
quella che lo conferisce, la seconda è quella che lo esercita,
nell'interesse di ambedue le componenti.
Il potere di conferire appartiene ai popoli, perché di essi, del loro
benessere si tratta.
I popoli, mentre debbono autogovernarsi nell'ambito dei sistemi
sociali e civili, non possono, dovendo produrre ricchezza, anche
governare i sistemi politici.
Quindi devono farsi rappresentare, devono attribuire ad alcuni il
potere di applicare le regole per comporre i conflitti: a questo deve
servire il potere.
Chi è chiamato a gestire il potere, a sua volta, deve farlo con lo
scopo di realizzare l'interesse comune dei popoli, accettando di
essere messo in discussione dai popoli stessi.
Nessuno di noi può arrogarsi il diritto di agire con effetti sugli
altri e, contemporaneamente, il diritto di giudicare, da solo, gli
effetti che sono derivati agli altri.
Possiamo considerare chi gestisce il potere come un rappresentante
dell'interesse comune della gente, il cui operato deve
(deve, non può) essere verificato dalla gente.
E, tra la gente ed i propri rappresentanti, non ci debbono essere
filtri, non apparati funzionali al perpetuarsi del potere dei
rappresentanti.
Uno di noi si sente in grado di rappresentare gli interessi della
gente?
Presenti un programma, precisi i problemi che intende risolvere,
indichi le soluzioni, le discuta con la gente, le proponga come
programma per la gente.
E se la gente, avendo ritenuto valido quel programma, gli darà
l'incarico di coordinarne la realizzazione, faccia di tutto per
provocare risultati concreti.
Infine, lasci libera la gente di revocargli l'incarico, se si fosse
dimostrato incapace di svolgerlo.
La gente, tutti noi, siamo convinti delle scelte compiute al
momento del conferimento dell'incarico, e siamolo anche quando
si tratta di revocarlo!
Dobbiamo renderci conto che il motivo fondamentale per cui
molti di noi non credono più di poter migliorare le cose, migliorando
anche, quindi, i nostri rappresentanti, è l'effetto di aver
delegato ad altri, segnatamente ai nostri rappresentanti, non solo
l'esercizio del potere, ma anche quello della verifica.
Ed allora, se noi vogliamo vivere bene senza sopportare il
sacrificio di preoccuparci di come funzioni quel sistema politico
che ci governa, abbiamo sbagliato tutto.
I popoli che hanno vissuto le esperienze della democrazia fondata
sui partiti e quelli che hanno vissuto esperienze di socialismo
reale, si sono illusi di poter ottenere il loro massimo benessere o
prevalentemente mediante il lavoro oppure prevalentemente
mediante lo stato sociale.
È un errore. Il lavoro e lo stato sociale producono due effetti
essenziali, la ricchezza per chi lavora e la sicurezza per chi vive in
uno stato sociale di tipo assistenziale, ma non producono, non
possono produrre l'effetto di risolvere i conflitti tra governanti e
governati: questo tipo di conflitti può essere risolto soltanto da un
sistema politico regolatore dei rapporti tra lavoro e, quindi,
ricchezza e stato sociale.
STATO
Lo stato è l'istituzione che coordina i rapporti sociali e civili.
Orienta l'economia, sulla base delle reali esigenze dei popoli,
tenendo conto del mercato mondiale.
Assicura il diritto ed il dovere al lavoro alla popolazione
potenzialmente attiva.
Assicura la salute e promuove la formazione culturale, come
fattore essenziale di sviluppo.
Coordina i rapporti tra le libertà individuali e gli interessi
comuni.
Amministra la giustizia.
Provoca gli interventi strutturali, non solo nell'economia, ma
anche nei settori dei servizi non produttivi ed in quello dell'assistenza.
Assicura l'ordine interno e partecipa alle iniziative internazionali.
Promuove o gestisce i servizi collettivi.
Lo stato è un'impresa che deve garantire i presupposti per
produrre ricchezza.
Lo stato come impresa è costituito da esigenze (le risorse
impiegate) e dalla loro copertura.
GOVERNO
Il sistema politico deve essere governato. Si tratta di stabilire il
metodo di governo.
Il governo di un sistema, in generale, deve essere funzionale ai
risultati che si propongono coloro che fanno parte del sistema
stesso.
Se parliamo di un sistema politico universale di riferimento,
dobbiamo logicamente ricondurre nella stessa dimensione il
metodo di governo.
Il governo del trasferimento e dell'organizzazione delle risorse, il
governo della salute, il governo della conoscenza, il governo della
produzione della ricchezza e della sua destinazione non possono
che essere governi mondiali.
Non un governo mondiale, non uno stato mondiale, ma strutture
di governo, con tutti i poteri necessari, per gestire ciascuno di
questi grandi problemi che interessano tutta l'umanità.
Un unico governo mondiale prefigura un unico potere mondiale,
che non può essere conferito, almeno oggi, direttamente dai popoli
della Terra. A meno che un popolo della Terra non si arroghi da
solo il diritto di governarla.
Invece, governi mondiali per singoli grandi problemi, dotati del
potere necessario, possono essere utili, anzi indispensabili, per
risolvere quei singoli grandi problemi comuni a tutta l'umanità.
Poi, risolti i grandi problemi, noi possiamo avere governi
nazionali, regionali, provinciali, comunali, frazionali e soprattutto
individuali.
Non avremo più ricorsi storici, perché raggiunto un determinato
grado di evoluzione universale, non è più possibile tornare
indietro.
I corsi ed i ricorsi storici, le grandi civiltà e la loro distruzione,
sono l'effetto di conflitti tra stati, tra poteri di governo, non tra
popoli.
Se noi risolviamo una volta per tutte i problemi della fame, della
salute e della cultura, quali altri conflitti rimangono?
Rimangono gli eccessi che, peraltro, avremo provveduto a curare
adeguatamente nell'ambito degli stessi sistemi civili.
Gli eccessi sono insostenibili!
Non un nuovo ordine mondiale, dunque, strumentale a una parte
dell'umanità, incapace, tra l'altro, di gestirlo, bensì alcuni governi
mondiali, voluti dai popoli, possono costituire la soluzione finale
delle controversie interstatali e dei conflitti internazionali.
Ipotizziamo, dunque:
- un governo mondiale per affrontare e risolvere problemi primari
(alimentazione, salute, cultura, economia, giustizia);
- governi nazionali con il compito di coordinare le scelte dei
rispettivi popoli;
- governi regionali con il compito di promuovere l'organizzazione
dell'utilizzo delle risorse territoriali e di assicurare i servizi;
- governi locali ai quali affidare il compito di trasferire nelle
rispettive zone le scelte mondiali e nazionali.
Questi centri di governo possono coesistere con funzioni reciprocamente
integrative, senza sovrapposizioni di poteri, risolvendo
così i conflitti interstatali, interregionali ed individuali.
SCELTE
Cause dei governi sono le necessità di realizzare delle scelte decise
dai popoli dei quali i governi stessi sono diretta emanazione.
Le scelte di governo devono riferirsi all'evoluzione dei problemi,
attraverso tutte le fasi già precisate, che qui richiamiamo:
- indagine sulle reali esigenze della gente;
- percezione dei problemi, attraverso strumenti di ricezione delle
aspettative dei popoli;
- riconoscimento dei problemi da parte dei popoli stessi;
- presentazione di ipotesi di soluzione alla gente;
- discussione delle ipotesi e degli effetti attesi con la gente;
- presentazione di piani contenenti la precisa indicazione dei
problemi da risolvere, delle priorità da affrontare, delle soluzioni
da adottare, dell'energia (risorse e lavoro) e del tempo necessari,
delle prevalenze come rapporto tra gli effetti attesi;
- approvazione
dei piani e dei programmi presentati, nonché delle persone alle
quali viene demandato il compito di coordinarli;- realizzazione
dei piani e dei programmi;
- verifica dei risultati e degli effetti ottenuti.
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