XI PARTE
RAPPORTI MORALI
Abbiamo parlato di sistemi sociali, civili, politici ed economici,
ma non possiamo prescindere da un sistema morale, come elemento
fondamentale di carattere individuale che, per il processo di
emulazione, estenda i suoi effetti propulsivi sulle masse.
Un sistema morale basato su verità effettiva, libertà e giustizia,
può essere ritenuto universalmente valido, perché costituito da
caratteri dimostrati o dimostrabili, utili e, quindi, giusti.
Ma quale può essere l'autorità con ascendente sufficiente a convincere
la gente sull'opportunità di un tale sistema?
Ogni autorità è l'espressione dei temi esistenziali che enuncia e che
rappresenta: il clero per le religioni, chi detiene ricchezza per
l'economia, i governanti per la politica e così via.
Secondo la nostra concezione il bene, come massima espressione
del ruolo dell'essere umano, si realizza attraverso il principio
dell'amore universale.
Amore per noi stessi, amore per gli altri ed amore per la Terra.
Un'utopia?
Le grandi religioni, le grandi filosofie ed i governanti dichiarano,
da sempre, di voler sviluppare il loro ruolo in direzione dell'interesse
comune, quindi esprimono concetti di amore universale.
Purtroppo, al di là delle enunciazioni, i risultati non ci sono stati.
E questo si verifica a causa di un errore originario: quello di aver
impostato enunciazioni, strategie ed obiettivi su verità non
effettive.
Quindi l'errore originario sta nell'assenza di una verità originaria,
dimostrata o dimostrabile.
Viviamo verità velate o mascherate, verità storiche.
Un sistema morale fondato su verità effettive potrà coniugare
teorie e prassi, enunciazioni e dimostrazioni.
Un sistema morale fondato sull'amore universale deve esprimersi
attraverso autorità rappresentate da chiunque di noi sia in grado
di conoscere e di trasferire la verità effettiva.
La verità effettiva è di per se stessa autorità morale.
L'accoglimento di un sistema morale così fondato corrisponde
agli interessi soggettivi di tutti gli individui, all'interesse
oggettivo dei popoli, sia dal punto di vista materiale (soddisfazione
dei bisogni) sia da quello immateriale (appagamento dei
desideri).
I filosofi, i teologi, gli scienziati possono essere, tutti insieme, le
autorità capaci, se lo vogliono, di rappresentare il concetto
dell'amore universale.
Come l'essere umano ha immaginato ed immagina il proprio fine
ultimo in un premio ultraterreno, così egli può ben più semplice-mente
immaginare il proprio fine ultimo nell'equilibrio universale,
del quale l'amore universale è mezzo (risorsa naturale) di
realizzazione.
Anche l'amore è un fatto incondizionato ed assoluto, forse è l'unica
realtà assoluta.
L'amore è fatto di scienza, perché gli effetti sono prevedibili e
verificabili, al contrario delle religioni, che sono immaginazioni
con un'unica grande forza, e cioè che non è possibile dimostrare il
contrario di quanto enunciano, almeno fino ad ora.
E, naturalmente, finché la religione sarà immaginazione, essa sarà
assoluta, perché da una parte indimostrabile e, dall'altra, indimostrabile
il contrario.
La conoscenza, invece, è sempre relativa.
Ma verrà il giorno in cui anche l'immaginazione, quindi anche la
religione, sarà fusa con la conoscenza, ed allora anch'essa
diventerà relativa.
Se amare è dare più di quanto si riceve per ricevere più di quanto
si dà, allora il massimo appagamento coincide, anzi supera, il
massimo dare di se stessi, con lo scopo di ottenere la massima
felicità.
Amiamoci, dunque, per opportunità. Diciamo la verità, riconosciamo
la libertà e siamo giusti, per nostra precisa opportunità.
Questo, in fondo, può percepire e riconoscere la nostra ragione e,
se il vero, il bello ed il giusto non si sono mai potuti realizzare per
effetto dei nostri istinti, possiamo realizzarli attraverso la nostra
ragione.
Prosegui
Ritorna
|